L'osteopatia è una disciplina che si basa su un approccio manuale e non invasivo per la valutazione e il trattamento del paziente. Spesso ci si chiede cosa esattamente percepisca l'osteopata quando posa le mani su una persona durante una seduta. Il tocco, infatti, non è solo il mezzo attraverso il quale l'osteopata applica le tecniche terapeutiche, ma è anche lo strumento principale per valutare le condizioni del paziente.
Questo articolo esplora in dettaglio cosa l'osteopata sente attraverso il tatto e come queste sensazioni guidano la diagnosi e il trattamento. Scopriremo come, tramite un’attenta palpazione, l'osteopata riesca a raccogliere informazioni essenziali sullo stato dei tessuti, delle articolazioni, della mobilità e della sensibilità del paziente, e come queste siano fondamentali per la buona riuscita della terapia.
La prima cosa fondamentale da comprendere su questo tema è che l’osteopata utilizza il tocco sia per valutare il paziente, sia per applicare il trattamento tramite tecniche manuali. Questo rende il tocco lo strumento principale del lavoro osteopatico.
Descrivere cosa percepisce l’osteopata durante la pratica clinica non è semplice, poiché coinvolge molti più aspetti di quanto si possa immaginare. Possiamo suddividere questa percezione in quattro elementi chiave:
1. Tessuto
Il primo aspetto che l’osteopata valuta riguarda le caratteristiche dei tessuti corporei, che possono avere qualità diverse e fornire informazioni preziose sul caso clinico. Ad esempio, la pelle, uno dei principali tessuti esaminati, può presentarsi arrossata, morbida, rigida, calda, fredda, e così via. Per un osteopata, è particolarmente interessante osservare come il tessuto si modifichi nel corso della seduta o tra diverse sedute. Questi cambiamenti aiutano a comprendere l’efficacia della terapia.
2. Asimmetria
Questa valutazione riguarda principalmente le articolazioni. L’obiettivo è identificare eventuali asimmetrie nella posizione di una specifica articolazione nello spazio. Ad esempio, la palpazione di un segmento vertebrale può rivelare informazioni sul suo posizionamento, che potrebbe essere in flessione, estensione, rotazione, o inclinazione verso destra o sinistra. Tuttavia, la presenza di un’asimmetria non implica necessariamente un problema clinico.
3. Mobilità
La palpazione può essere supportata dall’utilizzo di strumenti come il goniometro per quantificare il movimento di un’articolazione. Questo permette di determinare il grado di movimento consentito e di valutare quanto manchi per raggiungere una condizione fisiologica ottimale. Oltre alla quantità di movimento, viene valutata anche la qualità del movimento, ovvero come l’articolazione esegue un determinato movimento.
4. Sensibilità
In questa fase, il coinvolgimento del paziente è essenziale. L’osteopata cerca di capire se un determinato tocco in un’area specifica o un certo movimento provoca nel paziente sensazioni di rigidità, disagio o dolore.
In tutte queste fasi, l’osteopata non si limita a concentrarsi esclusivamente sulla zona che causa dolore. Spesso, vengono prese in considerazione anche aree anatomiche distanti tra loro, ma che potrebbero comunque contribuire a mantenere uno stato disfunzionale del paziente, e che meritano quindi di essere valutate e trattate.
L’obiettivo dell’osteopata è di utilizzare un approccio valutativo strutturato per rendere la propria analisi clinica il più oggettiva possibile.